Dal 22 al 27 settembre il libro di Marco Guido Salvi prenderà vita.
Passeggiando per il chiostro del Piccolo Teatro di Milano, sarà possibile vedere le fotografie di Giovanni Diffidenti presenti in “Non chiamatemi Morbo” e, con le voci di Claudio Bisio e Lella Costa, ascoltare le storie di molti parkinsoniani e della loro lotta con Mr. e Ms. Parkinson.
Questa sarà solo la prima di molte tappe; la mostra verrà esposta successivamente anche nella capitale e in altre città d’Italia.
Da tempo era necessaria una sensibilizzazione a livello nazionale, specialmente perché c’è un fattore che sta preoccupando tutti gli enti e le associazioni: il timore e la non accettazione dei neo diagnosticati, che li porta a chiudersi in se stessi, con conseguente rischio di cadere nella depressione e nell’apatia.
Il Parkinson nel nostro Paese è poco conosciuto e ricco di stereotipi, in primis l’idea che sia caratterizzato solo dal tremore. La campagna “Non chiamatemi Morbo” sta provando proprio a cambiare questa visione errata e distorta, sensibilizzando e mostrando chiaramente che mr. Parkinson è subdolo e si manifesta con una sintomatologia differente da persona a persona; non solo tremore, quindi, ma un’infinità di aspetti e sintomi.
L’obiettivo è di mostrare che è possibile vivere con questa condizione; non è facile, ma il Parkinson non è la fine, anzi, con determinazione può essere un nuovo inizio.
Un messaggio forte quello che vogliono trasmettere Giangi Milesi, presidente di Parkinson Italia, e Marco Guido Salvi, vicepresidente di AIP Bergamo nonché autore del libro già più volte da noi citato.
Nel nostro Paese si stimano 250 mila persone con Parkinson; stime, perché il timore dello stigma sociale è una delle piaghe della nostra società. Con numeri così elevati, la malattia di Parkinson merita la dovuta attenzione, specialmente perché stiamo assistendo a una forte crescita di casi in tutto il mondo, soprattutto tra i giovani. Questo aumento ha portato Bas Bloem, Ray Dorsley e Michael Okun a paragonare la patologia a un’epidemia.
Il progetto Non Chiamatemi Morbo è qualcosa mai esistito in Italia e può fare veramente la differenza. Del resto, già solo se la parola “Morbo” cesserà di essere utilizzata nella malattia di Parkinson sarà un enorme risultato per tutti.