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La verità.

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Lo studio clinico “Parkinson’s outcomes project” ha concluso “La qualità della vita di una persona con Parkinson è direttamente correlata al suo umore”. In altre parole, non è il Parkinson a distruggere la nostra qualità di vita, bensì le nostre emozioni nell’averlo. 

Scavando ulteriormente,  la realtà è che sul Parkinson non ci viene mai detta la verità e che il sistema è gravemente difettoso,  privo di molti fatti essenziali, quali:

  • L’esercizio fisico MIRATO quotidiano “Neuroplastico” può estendere notevolmente l’autonomia di una persona e può migliorare i sintomi fino al 40%;
  • La famiglia, che spesso con la diagnosi viene compromessa e ignorata, se correttamente informata, fa parte della soluzione;
  • Le persone con Parkinson non vogliono – e non devono – essere curate come pazienti malati in un ospedale. Un ambiente di benessere è essenziale;
  • I parkinsoniani NON sono vittime, in quanto le vittime non hanno scelta. Chi ha il Parkinson, invece, ha la possibilità di decidere come affrontare la malattia e può MANTENERE una buona qualità di vita;
  • La conoscenza è un mezzo molto potente: se si vuole assumere il controllo della propria vita è necessario sapere cosa è il Parkinson e l’effetto che hanno i farmaci;
  • Il modo in cui viene visto il Parkinson ha un enorme effetto sul modo in cui si convive con esso .

Un nuovo modo di vedere il Parkinson

Ironia della sorte, il disordine neurologico in più rapida crescita nel mondo prende il nome da James Parkinson, un medico inglese di Londra anticonformista ed emarginato politico, che rischiò anche l’arresto.
Fu proprio questa figura insolita e originale a parlare per prima, basandosi sull’osservazione di solo sei individui, di una patologia che causava tremore e problemi di equilibrio.

Successivamente, quasi mezzo secolo dopo, un medico francese riprese e ampliò questo studio: riscontrò nella sintomatologia la lentezza dei movimenti e la rigidità, i due sintomi più comuni, e, in onore del suo predecessore, chiamò la patologia “Parkinson”.

I libri “Shaken not stirred” (Amazon bestseller) e “Non chiamatemi morbo!” di Marco Salvi mostrano un altro lato del Parkinson, quello in cui i parkinsoniani hanno una scelta:  quella di essere vittime oppure,  scegliendo di accettare la diagnosi e di continuare a vivere, quella di evitare l’apatia, la depressione, l’ansia e la paura.

Molte persone sono riluttanti ad ammettere di avere il Parkinson, quasi come se temessero di essere considerati diversi o più deboli. Tuttavia, anche la persona che arriva per ultima in un evento nelle Paralimpiadi è applaudita, perché ha scelto di combattere. Chiunque affronti le avversità con determinazione è più forte per questo.

Un aspetto che vediamo spesso dalle associazione è una grande voglia di combattere e mantenere una buona qualità di vita.

Proprio questa voglia di combattere sta alla base di questi articoli: Parkinson News network è la vostra comunità, è incoraggiarsi a vicenda su come vivere con il Parkinson.

Per approfondamenti

 

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Redazione
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