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IL tremore è il sintomo più diffuso?

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La rigidità, la bradicinesia (lentezza dei movimenti) e il tremore sono le caratteristiche principali della Malattia di Parkinson.

Per quanto concerne il tremore, la sua progressione non avviene alla stessa velocità della rigidità e della bradicinesia, o dei problemi di andatura e di equilibrio; per questo motivo viene visto come una caratteristica indipendente del Parkinson. Solitamente il tremore è asimmetrico e in circa il 5% delle persone con malattia di Parkinson si verifica sul lato del corpo opposto a quello interessato maggiormente dalla lentezza dei movimenti e dalla rigidità.

È un’opinione molto diffusa che la malattia di Parkinson sia sempre caratterizzata dalla presenza del tremore. In realtà, il sintomo predominante di questa patologia è la bradicinesia, mentre il tremore non si manifesta in tutti i pazienti e, quando accade – specialmente in situazioni di forte stress – viene distinto in tre tipologie:

  1. Tremore a riposo con la stessa frequenza: il più comune, di solito viene inibito durante il movimento.
  2. Tremore a riposo con diverse frequenze: si verifica in meno del 10% delle persone con malattia di Parkinson.
  3. Tremore posturale con una frequenza che varia tra 4 e 9 volte al secondo. Questo tipo di tremore è raro e presente solo nello stadio più avanzato della patologia.

È tuttora causa di molti dibattiti l’esatto meccanismo alla base del tremore.

Sappiamo con certezza che a causarlo è il cervello, per la precisione il sistema nervoso centrale. Dagli studi autoptici risulta anche chiaro il ruolo della dopamina nel tremore; le persone con Malattia di Parkinson a tremore dominante hanno una minore perdita di neuroni dopaminergici nella sostantia nigra, nello specifico nella pars compacta, e nel locus coeruleus rispetto ai parkinsoniani con sintomatologia senza tremore. È stata anche riscontrata una minore perdita di autonomia dal punto di vista motorio rispetto ai pazienti con bradicinesia e/o rigidità.

Studi di diagnostica per immagini del cervello hanno scoperto che le persone con tremore come sintomo predominante hanno una riduzione di dopamina inferiore nel corpus striatum rispetto a quelle con malattia di Parkinson senza tremore. Queste ricerche suggeriscono che il tremore a riposo non sia correlato all’esaurimento della dopamina.

Inoltre, esistono prove che supportano la tesi secondo cui la serotonina (un’altra sostanza chimica nel cervello) sarebbe coinvolta nel tremore a riposo.

Infine, merita di essere menzionato il lavoro del dottor Jay Alberts, che ha scoperto l’importanza dell’esercizio fisico ad alta intensità nell’alleviare i sintomi della malattia di Parkinson.

Pedalando in tandem insieme ad una persona con Malattia di Parkinson, il dottor Alberts ha riscontrato un notevole miglioramento della grafia e dell’olfatto del paziente dopo l’esercizio.

Non è esattamente chiaro cosa stia accadendo, ma gli effetti dell’esercizio forzato hanno a che fare con la quantità di informazioni generate e la qualità delle informazioni che vengono rinviate al cervello. Attraverso le immagini ottenute dalla Risonanza magnetica è stato provato che la pedalata ha sui neuroni lo stesso effetto dell’assunzione di Dopamina.

Jay Alberts ha svolto numerosi test clinici, di cui uno in collaborazione con il dottor Bas Bloem, che hanno riconfermato l’effetto positivo dell’esercizio fisico sul controllo del tremore.

In America esistono 143 centri “pedal for Parkinson’s” che seguono il protocollo elaborato dal dottor Alberts. In Italia il dottore collabora con l’European Parkinson Therapy Centre e in Europa con Bas Bloem, Parkinson UK e altri.

Nessuno esercizio è ovviamente una panacea: la chiave è scegliere qualcosa che aumenti la quantità e la qualità delle informazioni per il cervello come il ciclismo, la boxe o la danza, attività che richiedono quindi tempistica, coordinazione, velocità, ecc.

 

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Redazione
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