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2020..Tanta ricerca, ma niente di certo

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Il Parkinson è una condizione neurodegenerativa progressiva. Pertanto, il primo e più importante componente di qualsiasi “cura” per il Parkinson comporta un trattamento che ne rallenti o ne arresti la progressione.

Uno degli approcci diretti impiegati contro l’alfa sinucleina è il metodo “immunoterapia”.

L’immunoterapia prevede il potenziamento del sistema immunitario per combattere specifici agenti tossici dell’organismo. Nel caso del Parkinson, si tratta principalmente di diverse forme di alfa sinucleina.

L’approccio dell’immunoterapia utilizza anticorpi che agiscono come segnali di allarme per il sistema immunitario. Una volta che abbastanza anticorpi colpiscono un particolare oggetto, il sistema immunitario lo elimina. Gli anticorpi colpiscono strutture molto specifiche, ignorando tutto il resto.

Nel Parkinson, l’immunoterapia va ad agire contro la proteina Alfa Sinucleina andando a rimuoverla. I ricercatori sperano così di rallentare la progressione della malattia.

Oggi ci sono numerose aziende biotecnologiche che testano approcci di immunoterapia passiva nel trattamento al Parkinson e stanno facendo molti progressi in questo campo. Lo studio “PASADENA”, ad esempio, è alla seconda fase  di una alfa sinucleina mirata all’immunoterapia.

Oltre all’alfa sinucleina e LRRK2, ci sono un certo numero di altre proteine ​​associate al Parkinson che sono prese di mira dalle aziende biotecnologiche per lo sviluppo clinico.

Esistono attualmente numerosi studi clinici che testano terapie diverse, che mirano a diversi aspetti del processo immunoterapeutico. Ne esistono anche numerosi sull’infiammazione.

La neuroprotezione è l’area di ricerca che ha avuto maggiore attenzione nel corso degli anni; diversi studi si trovano già alla seconda fase di sviluppo, mentre alcuni sono alla terza fase, la sperimentazione clinica.

Si ipotizza che, una volta rallentati i sintomi e mantenuta una regolare attività fisica con una corretta alimentazione, la terapia farmacologica per il Parkinson dovrebbe agire sul ricambio delle cellule “compromesse” con cellule sane. 

Il trapianto di cellule di Parkinson è ancora sperimentale: chiunque dichiari diversamente (o provi a vendere una procedura basata su questo studio) non dovrebbe essere considerato attendibile, dal momento che non ci sono approcci di terapia cellulare per il Parkinson approvati da qualsiasi figura medica.

Tuttavia, la quantità di ricerche condotte è un segnale molto positivo e suggerisce che il 2020 sarà un anno estremamente produttivo per la ricerca sul Parkinson. Detto questo, nulla è certo. Nel frattempo, teniamo le dita incrociate.

La strada

1) Un trattamento che ne rallenti o ne arresti la progressione.

2) Un trattamento per la neuroprotezione

3) Un trattamento per le cellule “compromesse” con cellule sane. 

Grazie a Scienceofparkinson’s and Cure Parkinson’s Trust

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Redazione
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